A cura di Francesco Giornetta - Anno 2000
Il Culto Religioso
E’ altresì rilevante l’episodio storico del Vescovo di Lucera che, nel secolo VII, si rifugiava a Lesina con tutto il seguito sotto la sferza dell’occupazione dell’Imperatore bizantino Costante II.
Lesina era vista come un’oasi in cui poter proseguire degnamente il mandato pastorale che Santa Romana Chiesa affidava all’apostolato ed alla sua gerarchia.
Volendo però approfondire le radici ed il culto romano-latino, bisogna dire che gran parte di esso è stato supportato dalle culture monarchiche (sec. VIII – XIII), benedettina prima e soprattutto cistercense dopo, diffuso nel comprensorio dal sito storico di Ripalta (vedi Vol. III - Nicola Lidio Savino - Lesina).
Molto ci sarebbe da dire circa la floridezza storica in relazione al mandato pastorale dei Vescovi di Lesina, da Calumniosus (648) a Nicolaus, Canonicus Beneventanus (1254) ed infine al suo ultimo Vescovo Orazio Greco, Clericus Troiae (1563).
Anche la famosa donazione di tutto il Feudo di Lesina attuata da Margherita, vedova di Carlo III di Durazzo al Banco A.G.P. di Napoli è dovuta senza dubbio alla religiosità insita nel reame, anche se tutto poteva assumere i contorni di una offerta votiva.
La vita sociale e religiosa proiettata nella osservanza della morale cattolica, ed in minor parte protestante, a Lesina viene articolata nella comune assiduità alla frequenza liturgico-dottrinale. Lesina vi si identifica con le ricorrenze che si riflettono nella partecipazione alle funzioni religiose.
La Chiesa di San Primiano
Questa costruzione, più piccola della Chiesa SS. Annunziata, e’ più recente, sebbene si possa congetturare qualche rifacimento. Essa deve essere intesa come l’antica chiesa della Confraternita del Santo Rosario. (Vedi studio della P.ssa Medievista Mimma Pasculli dell’Università di Bari – Epistolario: Nicola Lidio Savino).
Il Gallarano nel 1730, incaricato dai creditori del Banco dell’Ave Grazia Plena, di effettuare una perizia tecnico-ambientale su Lesina, descrive la chiesa di San Primiano come una "non piccola chiesa che teneva la facciata verso oriente in uno spiazzato che principalmente si prendeva dalla larga via che proveniva dalla parte maggiore della città". Tale chiesa era arcipretale, di struttura d’atrio con torre campanaria, navata, testa, cappella, sagrestia, e più stanze superiori di abitazioni dell’arciprete. Essa deteneva anche lo «…speciosissimo e benedetto titolo di "A.G.P." (Ave Gratia Plena)». Un tempo era corredata da un bel complesso interno ligneo che faceva risalire alle semplici campane che sovrastano la piazzetta ancora oggi ben custodita.
La Cattedrale
Questa imponente costruzione, una tra le più slanciate e di stile greco-romano, risente di ripetute ricostruzioni dovute al tempo ed alle devastanti conseguenze telluriche e bradisismiche.
Si ritiene che la prima costruzione sia avvenuta nel tempo della nascente venerazione-devozione per i SS. Martiri. La stessa costruzione non fu proprio rivolta a questi Santi, bensì alla SS. Annunziata per ancestrale legame storico-religioso con l’Annunziata di Napoli.
La devozione per i SS. Martiri funse da riflesso religioso, ma per essi fu costruita una delle tante chiese di cui si parla del passato di Lesina. A questo proposito è da ricordare la descrizione del Gallarano a proposito della storica contesa proprietà, tra Lesina ed il Principe Imperiale, per capire che di chiese dedicate ve n’erano più di una.
L'attuale chiesa Cattedrale di Lesina, costruita tra gli anni 1828 - 1837, sorge sul basamento della precedente, costruita a sua volta, nella seconda metà del '600 nei pressi della chiesa andata distrutta durante il terremoto del 1630.
Essa consta di un pronao (colonnato esterno), snello con colonne ed archi romanici. Il tetto e la volta, crollati nel 1922, videro concludersi la loro ricostruzione nei primi anni '50.
L'interno è ad unica navata con due cappelle laterali, sormontate da dipinti raffiguranti la Santa Croce e l'Eucarestia, la balaustra centrale che separa la navata dalla zona arale-liturgica con fonte battesimale è sormontata da un dipinto raffigurante l'Assunzione di Maria al Cielo. Il tutto caratterizzato da una serie di affreschi, che come i dipinti delle cappelle laterali e della balaustra centrale, sono opera del Maestro Bocchetti Gaetano di Piedimonte D'Alife nel napoletano.
Gli affreschi, in sostanza, rappresentano la vita di Gesù. Vanno dalla Natività alla Fuga in Egitto su un lato, all'Incontro di Gesù coi Dottori della Legge e Gesù con Maria e San Giuseppe Falegname sull'altro lato. Il ciclo viene concluso con l'Ultima Cena, posizionata esattamente sopra l'ingresso della Cattedrale.
Anche San Primiano e San Rocco, compatrono di Lesina, trovano posto nelle rappresentazioni artistiche della Cattedrale, esattamente a sinistra ed a destra dell'arco che separa l'abside dalla navata.
San Primiano Martire - Patrono della Citta'
Nel secolo III d.c. nella città di Larino, capitale della Frentania, vissero i fratelli Primiano, Firmiano e Casto. Sotto Diocleziano furono, perché Cristiani, condannati ad essere divorati dalle belve feroci nell’Arena dell’anfiteatro, ma le fiere si rifiutarono e vennero trasportati dinanzi al tempio di Marte dove colsero, come si dice, la palma del martirio.
Non la storia, ma la tradizione popolare ci dice che Primiano subì il martirio il 15 di maggio, Firmiano e Casto il giorno seguente dell’anno 303 d.c. .
Devastata la grande città di Larino per mano dei saraceni nell’anno 842, i lesinesi, approfittando dell’assenza dei larinesi, dispersi nelle campagne, sottrassero i corpi di Primiano e Firmiano, non trovando quello di Casto.
Da quel periodo, con la forzata traslazione a Lesina dei Santi Corpi, nacque nel cuore dei lesinesi la devozione per San Primiano. Egli fu proclamato Patrono di Lesina, anche se nel secolo XVI il suo corpo fu ulteriormente traslato a Napoli, nella chiesa della SS. Annunziata
La festa-ricorrenza patronale, celebrata il 14-15 e 16 di maggio fa rivivere ai lesinesi l’antica venerazione per questo grande esempio di pietà cristiana tanto che, per una bolla di Re Ferdinando d’Aragona, ogni anno si tiene sul lago una sacra regata per una richiesta benedizione attesa dal Santo Simulacro.
Il giorno 27 aprile 2000, grazie alla donazione fatta da Padre Sebastiano Di Vincenzo, Parroco della SS. Annunziata di Napoli a Don Matteo De Meo Parroco della Parrocchia SS. Annunziata di Lesina, le reliquie dei SS. Martiri Primiano e Firmiano, dopo 402 anni sono ritornate a Lesina.
l'Isolotto di san Clemente
L'isolotto di San Clemente da sempre ha esaltato l'immaginazione dei lesinesi. Su questo angolo di Lesina che affiora dalle acque credenze e storia si intrecciano.
Di certo si sa che esso ospitava una primitiva chiesa dedicata al Santo Martire costruita sui resti di un'antica costruzione pagana. A causa delle invasioni dei Saraceni, questo luogo di culto fu distrutto.
Nel 1165, grazie all'azione intrapresa da Leonante, Abate di San Clemente da Casauria, proprietario dell'isolotto di San Clemente (vedi sezione "IL MEDIOEVO LESINESE") e soprattutto grazie al fatto che Lesina era situata sul tragitto che i pellegrini dovevano fare per raggiungere il Monastero di San Michele sul Gargano, la chiesa fu ricostruita.
Questa volta non si trattava più di una primitiva chiesa, ma di un vero e proprio convento con celle per i monaci che stabilmente risiedevano sul posto.
Purtroppo, però, come già accennato nella sezione "LESINA NEL PERIODO DELL'ANTICA ROMA", i numerosi fenomeni sismici, nonché il forte bradisismo, lento ma inesorabile, subito da Lesina, hanno fatto si che anche il convento di San Clemente oggi non sia rilevabile se non dalle fondamenta ancora visibili nel lago.
Sarebbe auspicabile che coloro che hanno la possibilità, ed il dovere, di rendere a Lesina ciò che appartiene alla sua Storia, impegnino tutte le loro risorse, nonché i mezzi disponibili, per il raggiungimento di tale scopo.
Spesso immaginiamo che quella Croce di ferro, unico segno visibile dalle sponde lacustri dell'esistenza di avvenimenti che vanno ben oltre la natura puramente geologica del lago, si spogli delle sue leggende per indossare l'abito di pura e semplice Storia, in modo che tutti possano conoscere le verità dell'ambiente che li circonda.
L'ex Palazzo Vescovile
Nel 648 d.C. l'Imperatore bizantino Costante II emise il Typos, un'ordinanza che imponeva il suo punto di vista sulla volontà di Cristo.
Durante il Concilio Laterano del 649 d.C., il Papa Martino I condannò apertamente tale ordinanza.
Il pontefice fu arrestato, tradotto a Costantinopoli e poi esiliato in Crimea dove morì. Cominciò così, da parte dell'Imperatore, la persecuzione contro coloro che non accettarono la sua volontà.
Fra questi anche il Vescovo di Lucera, il quale scappò verso Lesina, insieme a buona parte dei suoi concittadini, a causa della devastazione della propria città da parte di Costante II, nel 663 d.c.(1).
Non si sa con certezza se la destinazione fu scelta per motivi strategici o dal fatto che, forse, Lesina era anch'essa sede Vescovile.
Viene citato, infatti, un Vescovo di Lesina durante il Concilio Laterano del 648 d.C.. Da quanto si evince il mandato vescovile di Lesina è indubbiamente antico e per questo ricco di particolari e, purtroppo, di imprecisioni.
Infatti, secondo alcuni storici, la sede vescovile a Lesina fu istituita nel 1254 da Papa Innocenzo IV, e che l'ultimo suo presule fu Orazio Greco, il quale partecipò al Concilio di Trento sotto il pontificato di Pio IV. Sempre secondo gli storici, in particolar modo l'Ughelli, il vescovado di Lesina, durò in tutto due secoli, ossia dal 1254 al 1459, anno in cui la sede vescovile fu unificata all'Arcivescovado di Benevento ad opera di Pio II.
Da un'attenta lettura di quanto esposto, è indubbio che ci siano delle date e dei fatti che assolutamente non coincidono con quanto viene asserito dagli storici.
Relativamente a quella che è la cronologia dei Vescovi succedutisi a Lesina, è lampante che il periodo che la interessa come sede vescovile è sicuramente superiore ai due secoli.
Infatti, se consideriamo istituita la sede nel 1254, e poi consideriamo che:
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il Vescovo Guglielmo abdicò nel 1522 (268 anni dopo l'istituzione);
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il Vescovo Orazio Greco partecipò al Concilio di Trento (1545 - 1563), quindi 309 anni dopo l'istituzione;
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lo stesso Ughelli, poi confermato dallo scritto di San Pardo prodotto ed illustrato dall'Abate Pietro Polidoro, racconta la storia dell'esodo del Vescovo di Lucera e dei suoi fedeli verso Lesina nel 663 d.C.;
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nel Concilio Laterano del 648 viene nominato il Vescovo Calumnious, come unico rappresentante, insieme al Vescovo di Siponto, della Puglia e della Calabria;
c'è da arguire che la sede vescovile di Lesina non solo è durata per più di due secoli, ma che è anche, addirittura, antecedente alla distruzione, per mano dell'Imperatore bizantino Costante II, della città di Lucera nel 663 d.C.
A sostegno di quanto detto, c'è poi da considerare che il vescovado di San Severo, della cui diocesi oggi Lesina fa parte, ha festeggiato nel 1980 il suo IV centenario, quindi istituito nel 1580.
A cura di Francesco Giornetta - Anno 2000